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La Villacidro Skyrace 2019 in tre racconti


La Villacidro Skyrace 2019 in tre racconti


Amiche ed Amici di Runner Escursionista,
riviviamo l’edizione 2019 della Villacidro Skyrace attraverso i racconti di Claudia, Cristiano dell’ASD Barbuti (gli organizzatori della 1000 Gradini Urban Trail La Maddalena del 14 dicembre 2019) e Massimiliano che mi ha supportato in alcuni dei trail autogestiti che organizzo.
Claudia ci porta per mano lungo il percorso della sorella minore – ma non per questo
meno agguerrita – della Villacidro Skyrace.
Eccomi di nuovo qui a Villacidro, per la mia seconda esperienza alla Santu Miali da 10 km D+ 800 m, perchè chi mi conosce sà , che preferisco la semplicità, qualcosa di piccolo ma che mi dia comunque grandi emozioni ma non per questo meno fatiche. Ho sempre
pensato e provato ammirazione per tutti quanti, ma in particolare per le persone come me, che sfidano se stessi, i loro limiti e le loro paure accontentandosi di poco. Non perchè non siano in grado di osare, sia ben chiaro, ma perchè ognuno di noi conosce se stesso e sa che a piccoli passi si può raggiungere il gradino più alto. Mi son sempre sentita piccola
piccola mentre guardavo gli atleti con grande rispetto e ammirazione, chiedendomi come potesse essere possibile correre cosi, 21, 30 , 48 km o quelli che siano , in qualunque competizione trail.., ci ho pensato e ripensato tutta la mattina finchè non è arrivata l’ora della partenza. Finché ho capito che potevo farcela anche io, a modo mio, con mille dubbi e preoccupazioni, in pieno stile-Claudia. Ma alla fine, mi sono messa quel pettorale , la mia maglia dei barbuti, ho dato un bacio al mio compagno Cristiano, che nel mentre si preparava alla sua Skyrace da 21 km e mi sono presentata alla linea di partenza, insieme agli altri. Davanti, tanti atleti più veloci, più snelli, con più esperienza. Dietro di me le scope, quasi nemici da evitare , perchè se stai troppo con loro l’entusiasmo a volte gioca brutti scherzi, nonostante siano li per aiutarti.
Ed eccomi qui, al via nella piazza del Lavatoio poi sempre più su, nei sentieri del bosco,
non me lo ricordavo cosi finchè non ritrovo con piacere i colori dei ciclamini selvatici, fermi lì, nello stesso esatto punto come mi stessero aspettando. Inizia la salita, il mio calvario, reso meno faticoso questa volta dai miei due bastoni, oramai considerati i miei nuovi amici, i quali mi hanno salvato a Baunei e mi stanno salvando anche qui. Nonostante ciò la fatica la sento eccome e spesso non riesco a correre, forse il caldo, lo zaino pesante, le gambe poco allenate e la testa che frulla mentre la gente continua a superarmi e penso “mamma mia che schiappa”….mi sono demoralizzata, nonostante insieme a me ci fosse Aldo, un atleta del posto che mi spronava con le sue battute, nonostante alcune volte gli abbia risposto male e qui chiedo venia, senza di lui non avrei portato a termine niente.
Comunque, continuo la salita e inizio a sentire le voci. “Me lo ricordo”, penso io, si sale una collinetta ed ecco il ristoro. Sono a metà!!
Sono stanca e mi rifocillo. Riprendo con un’altra salita , con il forte vento che decide di disturbare il mio cammino. A seguire la Grande Discesa e lì trovo il mio compagno Cristiano, con passo più veloce del mio, che mi sorpassa, mi dice come sempre “ciao amore e mi incoraggia”.
Di buona lena riprendo il passo per la discesa che conduce al paese e qui chi lo dice che
la discesa è meglio della salita???! Anzi… ecco la mia paura più grande, quella di cadere,
paura della ripidità, ma il peggio è passato, sono più rilassata e non penso a niente, se non arrivare alla meta . Vado e basta.
Sul percorso incontro diverse persone che conosco alcuni corrono, Marco, Tino, Alessandro, ed è bello vederli, salutarli, incitarli, perchè se c’è una cosa che nessuno può
dirmi è che non faccia mai il tifo.
Continuo a scendere e trovo Tore, un sorriso sincero, con il suo immancabile telefono
pronto a scattarti mille foto, a darti un bacio o un abbraccio… perchè lui è fatto cosi, non
servono altre parole.
Continuo a scendere, il paese è sempre più vicino ed ecco quei dolori maledetti alle
ginocchia, li sento come non mai, perchè anche l’arrivo per esser bello dev’essere anche
sofferto.
Un arrivo dolce come solo tutti i miei arrivi del resto, mai sola, accompagnata mano nella
mano da Cristiano, la mia forza, il mio cuore, le mie gambe… perchè lui mi aspetta,
sempre! Non importa quanto mi ci vorrà: lui c’è. Sventolo insieme a lui la bandiera della
mia squadra, con onore, orgoglio ed un pizzico di vanità, perchè quella bandiera la volevo portare solo io.
Ma la mia esperienza non finisce qua…. arriva cristiano, poi io… e il mio compagno di
squadra Eugenio dove sta? Lui è più allenato di me, dovrebbe aver già tagliato il suo
traguardo… e invece, passano i minuti, ed io mi preoccupo… sempre di più..
Mentre tutti ci dicono “ dai ragazzi, andate a pranzo”… io non ascoltavo.
Avevo ancora il mio zaino da trail addosso e mi son messa lì ad aspettare, perchè un
barbuto aspetta il suo compagno. Arriva Eugenio, stanco, dolorante e teso come non mai.
Ci racconta che è caduto e che è deluso: lo abbraccio e gli dico “sei stato grande” perchè
io son così, se qualcuno soffre io soffro insieme a lui, ma ci rialziamo insieme!
Essere arrivata fino alla fine di questa grande corsa che mi sembrava così inavvicinabile
mi ha fatto capire che davvero nulla è impossibile, se lo vogliamo veramente. Un modo si
trova sempre, perché la forza di volontà, i piedi, le gambe e il cuore mi hanno aiutato a
portare a casa una mia piccola grande vittoria.
Cristiano ci racconta il suo ritorno sul tracciato della km 21
Villacidro skyrace 2019: quest’anno era il mio obbiettivo principale.
In questa prima parte della stagione, avevo un sogno: migliorare il tempo del 2018, in cui avevo totalizzato 3h 03min e scendere a 2h 50mi.
Continuavo a ripetermi che era difficile: 13minuti sono tanti, soprattutto per la buona prestazione che era quella delle 3 ore. Arrivo carico ma non convinto, in questi mesi mi sto portando appresso 2,5 kg in più in confronto all’anno scorso: non riesco a perdere il peso superfluo perché in effetti non ho voglia di stare attentissimo all’alimentazione, ma sto bene fisicamente, sono allenato e nelle gare di questo inizio stagione sto facendo veramente bene. La mattina sveglia alle 06:30, colazione, poi con la mia inseparabile dolce metà (Claudia, ndr) e il nostro compagno di squadra, amico, Eugenio, partiamo per Villacidro, verso quelle montagne che io vedo come una grande sfida da affrontare, qualcun’altro magari le vede come un demone. Ci dirigiamo in zona partenza vestiti per bene con i completini della nostra società – Barbuti Team – salutiamo tutti gli amici e via pronti per la partenza. So cosa mi aspetterà, ma parto bene – sto bene! – mi attacco ad un gruppo di atleti fortissimi, affrontiamo le prime salite e non sono quelle difficili. Un sacco di gente sul percorso, solita organizzazione impeccabile. Primo ristoro, riempiamo la borraccetta con i sali minerali e su per monte Omu, in cima l’inossidabile Tore che ci fa le foto, un grandissimo amico. Supero la cima sempre incollato a quelli forti: le sensazioni sono buone, giro lo sguardo e vedo Villacidro sotto. Che spettacolo stupendo! Questo mi fa pensare quanto sia bello correre queste gare, solo questo panorama ripaga il tutto; la mia mente viaggia ed arriva una salita bestiale. “Cri la conosci, non ti intimidire” e salgo come una capra. Arrivo in cima: vento forte, freddo, corriamo veloci così riscendiamo. Ci troviamo in gruppetti da cinque o delle volte in due, corro sempre in compagnia, atleti che conosco meno, altri invece sono grandi amici con cui scherzo nei momenti di salite dove per forza di cosa devi camminare e intanto il tempo passa. Superiamo l’ultima grande asperità della giornata e via velocemente per arrivare alla discesa finale, dove proprio l’anno passato ero andato in crisi. Questa volta andiamo veloci, trainati dall’amico Tino, in discesa volo, così tanto da sbagliare un attimo percorso e poi via verso il traguardo.
Arrivo stanco ma guardo l’orologio ed esulto come non mai: 2h 50min 8sec! Non ci posso credere! Ci sono riuscito: sono orgoglioso di me stesso. Mi rifocillo e ritorno su percorso a ritroso di un paio di chilometri per andare incontro a Claudia, per supportarla nella sua avventura e arrivare insieme. Lei arriva, dolorante ma arriva alla fine: è una guerriera e sono orgoglioso di lei.
Grazie Margiani Team per la splendida organizzazione. Skyrace ti adoro
La nuova edizione di questo evento regala alla Sardegna la prima Sky Marathon: km 48 D+ 4100 m.
Massimiliano ha vissuto questa grande esperienza. Ecco le sue emozioni.
Ci molta incoscienza per iscriversi a queste gare… però bisogna averla! Bisogna razionalizzare meno, un po’ buttarsi, altrimenti queste esperienze non si vivranno mai. Certo serve la preparazione, anzi è fondamentale. Questi picchi altimetrici già sulla carta mettevano un po’ d’ansia: grandi salite seguite da importanti discese. Ho vissuto gran parte dell’avventura con Pietro Deriu, amico e trailer di livello. Sveglia alle 03:45 a.m. e via insieme verso questa nuova impresa. Ci siamo ritrovati presto alla partenza mentre i volontari allestivano la location. Approfitto subito dell’occasione per elogiare l’operato di tutto lo staff e di ogni singolo volontario che ci ha dato assistenza e contemporaneamente incitato durate la corsa.
Incoscienti, ma belli carichi alla start line.
All’inizio una piccola discesa mi ha rifilato una caduta, forse non ero ancora caldo e concentrato: a farne le spese uno dei miei bastoncini che finendo sotto il mio corpo si è spezzato.
Un alleato in meno per le mie salite. Lungo il percorso ho trovato un bastone in legno che ho abbinato all’unico bastoncino tecnico superstite. Un po’ pesante – ma veramente utile – ed oggetto di ilarità mia e altrui perché io sostenevo che gli altri erano degli “sfigati” che correvano con due normali bastoncini i risposta alle battute di chi mi vedeva procedere con questa soluzione improvvisata.
L’umore era ottimo e il percorso fantastico, anche superiore alle aspettative. Si saliva tantissimo e si scendeva a picco: devastante, anche per l’assenza di pianura. Durante questa skymarathon ho condiviso i sentieri anche con Giuseppe Ragatzu, amico e grande atleta che stimo per positività, energia e voglia di mettersi sempre alla prova.
In quota tantissimo vento e foschia. Visibilità limitata a 50 metri dove si poteva scorgere solo le fettucce. Fino al 38 km ho corso con Pietro e Carlo Riccardo, poi è arrivata la mia crisi e ho detto ai due amici di proseguire senza di me. Col cibo e l’acqua ho provato a recuperare le energie e di rilassarmi. Per tre chilometri è andata bene, camminavo in salita e correvo in discesa. Poi a pochi chilometri dall’arrivo mi sono perso perché ormai ero spossato, direi cotto. Sbaglio svolta e scendo verso il paese. Mi accorgo dell’errore e risalgo. Disorientato, ho fatto vari errori in un breve tratto: salivo e scendevo… tutto questo mi ha demoralizzato. Tornato finalmente sui miei passi prendo il sentiero corretto e proseguo la mia corsa. Davanti a me una salita modesta, neanche lontanamente paragonabile con quelle con cui mi sono misurato negli altri passaggi, nonostante ciò patito molto questa pendenza perché scoraggiato dalla perdita di tante posizioni e quindi per aver compromesso l’aspetto agonistico di questo trail. L’obiettivo però era portare a termine questa gara. L’ultima parte è stata la meno positiva, ma piano piano, sempre più vicino al paese ho ritrovato la corsa e mi sono diretto al traguardo. I bambini che ti davano il cinque, tutti che facevano tifo e ti dicevano che eri stato bravo. Ringrazio Pietro per avermi atteso al traguardo, preferendo all’ottimo pranzo il taglio del mio traguardo: grande gesto di amicizia e sportività.
Evento ben organizzato e trail che consiglio vivamente per conoscere questo bel territorio.
Grazie Claudia, Cristiano e Massimiliano per averci regalato queste belle parole portatrici di grandi emozioni

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