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Trail delle Miniere: ultimo appuntamento per il 2018



Trail delle Miniere: ultimo appuntamento per il 2018


Sveglia alle 05.00, modalità ninja attivata per non destare dal sonno mia moglie, colazione in compagnia di Drugo – il mio gatto – e ultimo controllo allo zaino. Questa volta sono stato più diligente e ieri mattina ho preparato borsone e zaino, in modo da non avere impedimenti di vario genere.
Due giorni prima della chiusura delle iscrizioni alla prima edizione del Trail delle Miniere (TDM), ricevo un messaggio dalla mia amica Katia C. che mi informa della sua partecipazione alla 36 km (D+ 1500 m). E dire che poco tempo prima, in occasione del duathlon cross di Sinnai (CA) mi aveva detto che dopo l’Ironman avrebbe corso la mezza di Cagliari per testare il recupero da un infortunio e poi avrebbe preso in esame la mia proposta per un notturno prenatalizio. Di trail ne avrebbe riparlato a gennaio, con il primo della stagione (Montiferru Winter Trail 26.01.2019, Santulussurgiu – OR – ndr).
La mente vola in direzione della start line. Destinazione: Monteponi (Iglesias) per l’ultimo trail del 2018 in Sardegna. Questa località è nota per le sue miniere che un tempo scandivano le giornate e alimentavano l’economia di questo territorio: oggi grazie a chi ha reso possibile il turismo minerario e agli escursionisti che percorrono il Cammino Minerario di Santa Barbara le miniere in disuso stanno vivendo una seconda giovinezza. Andiamo a scoprirle grazie al percorso disegnato dall’ASD Atletica Monteponi Iglesias.
Appuntamento ore 06.20 a.m. per partire alla volta di Monteponi (Iglesias) con l’obiettivo di chiudere il giro e divertirsi. Puntuali e precisi, partiamo per la nostra gara. Durante il viaggio si parla di cibo, sport, gare, progetti. Chiedo a Katia di raccontarmi il suo ironman e la sua ultima mezza per aggiornarmi sulle sue sfide.
Lei, triatleta, trailer, mtbiker, così come suo marito Marco e con due bellissime figlie, eccellenti atlete (triathlon, corsa, ma non solo). In definitiva: se da oggi mi sentirete parlare di occhialini e zona cambio sapete su chi puntare il dito.
Eolo ha deciso di rispettare le previsioni meteo e di dar sfogo ai suoi immensi polmoni: raffiche sino a 100 km/h! Qualche goccia di pioggia in prossimità della nostra meta e tante nuvole grigie ci fanno dubitare sulla stabilità meteorologica della giornata di sport che ci attende.
Capire come vestirsi, il primo dilemma. Ritirato il pacco gara torniamo alla macchina e carichiamo sulle spalle lo zaino.

Salutiamo velocemente le persone che incontriamo e rimandiamo le chiacchiere al nostro ritorno.
Incontro tanti amici e tante amiche con cui ho corso recentemente. Massimiliano, Ignazio, Davide con cui faccio un breve quanto fasullo riscaldamento (domani è il tuo compleanno!)… non posso elencare tutte le persone che ho incontrato (chiedo venia).
Non dimentichiamoci la delegazione di Antennisti Trailer
(leggi l’articolo per saperne di più) che ho formato ultimamente. Stefania P, Melania, Claudio e tanti altri.

Punzonatura e ritiro pre gara. Partenza prevista alla ore 09.00. Briefing e via sulla linea dello start.
Perdo di vista Katia e mi avvicino a Massimiliano e Walter. Tre, due, uno, si parte. Ritmo controllato lungo un falsopiano che dopo poco si trasforma in discesa. Di solito si parte in salita: non avrei potuto chiedere di meglio.
Parto con un ritmo blando e poi trovo il mio posto nel gruppo; allungo il passo e supero di lato per aver un  andamento più disteso. Saluto chi non ho visto prima della partenza e tiro dritto. Massimiliano dopo i primi chilometri si dilegua, il che significa che ha trovato la sua strada.
Abbandoniamo l’asfalto e quelli dello short trail e ci dirigiamo verso i primi sentieri. Alcuni della km 20 imprimono un buon ritmo, altri giocano in difesa e fanno le formichine con provviste di energia.

Supero, saluto e cerco amici trailer che come me sono nella 36 km. Le prime salitelle offrono lo spunto per fare la prima selezione. C’è chi non bada a spese (energetiche) e spinge e chi invece pensa ai chilometri e al dislivello che ancora ci attendono. Ecco Katia, due chiacchiere, una confronto sull’abbigliamento e alla prima salita impegnativa salutiamo calorosamente gli indumenti superflui. Davide S. (domani è il tuo compleanno!) fa qualche battuta e insieme a lui allungo il passo distanziando Katia e agganciamo Claudio S. che corre per la 20 km. Finita la salita, falso piano e una veloce discesa non tecnica per vedere le intenzioni dei partecipanti. Ecco il bivio: saluto a gran voce Davide e Claudio S. e piego a sinistra mentre loro vanno nella direzione opposta.
Ora sono solo e decido di andare in maniera più controllata. La mia è una corsa ignorante perché non memorizzo mai l’andamento altimetrico e conosco solo la lunghezza del percorso.
Poco più avanti scorgo le terga di alcuni trailer e decido di agganciarmi al gruppo per aver un riferimento sull’andatura. Sto al loro passo e mi osservo. Rallentano e io rallento. Arrivano le prime vere salite e il vento trasporta una voce a me nota: è Katia che con un piccolo gruppo sta ricucendo le distanze. Li guardo dall’alto in basso solo perché io sono a metà della parete verticale e scatto alcune foto per immortalare il loro stupore davanti all’imminente fatica.

Alla sommità riprendo fiato, scatto foto ai trailer che in precedenza avevo superato e riparto insieme a Katia e gli altri.
Alcune parti le corro con Luca M e colgo l’occasione per fargli due foto che sono risultate persino discrete.

Un tunnel naturale ci accoglie, preceduto da un green carpet di ortiche, che tanto basse non sono visto che superano le nostre ginocchia. Discesa ripida e molto tecnica. Concentrazione e via verso il proprio destino.
Bella tortuosa, piena di insidie, con pietre e terreno morbido ci conduce in basso per poi offrici un po’ di pianura.

Arriviamo alle rovine di un villaggio minerario dove veniamo colti di sorpresa da persone in tuta mimetica e mitra. Ci siamo persi qualcosa? Siamo stati invasi? È scoppiata una guerra civile? No. Un gruppo di amici che si dilettano con la guerra simulata, l’unica che dovrebbe avere posto sul nostro pianeta.
Chiediamo di esser risparmiati e voliamo verso una nuova discesa che ci fa rilanciare le gambe. Precedo il gruppetto, mi fermo per uno scatto e poi mi riaggancio per una corsa in gruppo: recito il copione e ripeto (sono un trailer reporter!). Nuovamente salite. Incrementiamo la quota e facciamo i calcoli sui chilometri da percorrere e le bastonate delle salite più impegnative che iniziamo a vedere all’orizzonte.

Vi ho detto la mia è una corsa ignorante, ma mai avrei pensato che il tracciato mi avrebbe punito con una salita attrezzata con corda dal soccorso alpino. Faccio sfilare Katia e dopo pochi metri inizio ad arrampicare con l’ausilio della fune.
Arrivata in cima sento le parole della mia amica che non mi confortano affatto. Non è finita! Nessuna alternativa: si procede. Seconda rampa, bella pesante e inclinata. Terminata la seconda sfida veniamo premiati da una lunga discesa, che nonostante la sua difficoltà ci dà modo di liberare le gambe dalla fatica accumulata nelle due arrampicate.

Che spettacolo! Un villaggio minerario abbandonato sotto di noi ed una signora discesa da fare con cautela, che però non usiamo. Si corre a ritmo stando ad un lato per poterci aggrappare all’occorrenza a qualche cespuglio, stando attenti a non scegliere quelli con le spine. Giù e ancora più giù, sapendo che quando si scende poi, immancabilmente, si risale. Ora la stanchezza inizia a farsi sentire e la batteria del mio telefono ha avuto un notevole calo (due cali energetici al prezzo di uno).
Meglio preservare la carica dello smartphone per eventuali necessità.
Con Katia prendiamo il largo e stacchiamo altri trailer. Davanti a noi nessuno e poi portiamo avanti altri sorpassi effettuati con successo. Ad un ristoro veniamo informati che Katia è seconda delle donne.
Sappiamo che la prima è Paola A (non nuova di certo ai grandi piazzamenti). Ora sono in compagnia della seconda e della terza delle donne. Katia e Gabriella ripartono mentre io cerco di risolvere il problema “doccia sulla maglia” (anche sul pantaloncino, ma lì poco importa). Non mi sono reso conto che la borraccia morbida era piegata e allora mi son bagnato interamente un fianco del busto. Strizzo il tessuto, sistemo la borraccia e parto all’inseguimento del duo femminile. Mi servirà un po’ di tempo per recuperale, lo capisco da subito perché il percorso mi mostra le loro sagome lungo un sentiero che piega sulla sinistra. Aumento il numero di falcate e piano piano vedo Gabriella che è sempre più vicina, ma di Katia neanche l’ombra il che significa che sta andando verso il secondo piazzamento delle donne. Supero Gabriella e punto a ricucire le distanze con la mia compagna di viaggio. Davanti a me altri trailer a cui mi accodo. Ora abbiamo lo stesso passo, ma divento stratega e inizio a recuperare ossigeno per via della sgroppata in cui mi sono cimentato.
Mi osservo, valuto e nelle salite cammino. Ecco Katia, ancora mi precede ma è più vicina e lei dall’alto e io dal basso ci scambiamo quattro parole lungo i tornanti che ci portano sempre più in alto. Incontro Matteo P, organizzatore di gare (Sea Trail Porto Corallo fissato per il 31.03.2019 a Muravera e della Curri Murera in un’affascinante zona umida del Sarrabus – subregione della Sardegna – vedi Anteprima del Calendario di

trail running 2018 in Sardegna) e ottimo trailer che sta facendo i conti con noie muscolari. Due parole e allungo il tanto necessario per non perdere contatto visivo con la mia amica e compaesana.
Falso piano, ti amo! Le gambe ringraziano e spingo un po’ di più, ma non sono l’unico. Katia ha messo il turbo e di Gabriella ora non so più nulla: potrebbe essere a un minuto da me o chissà.
Arriviamo ad una discesa tecnica, un trailer zoppica e ci invita a proseguire perché non ha nulla di grave.
Sono appaiato ad un altro runner a cui sono stato per diverso tempo in scia e opto per il lato sinistro per capire che cosa posso fare in discesa. Le gambe rispondono all’appello e giù per la pietraia. Stacco il trailer, aggancio Katia e la informo sull’assenza di Gabriella, non potendo però darle notizie di carattere
cronometrico. Spingiamo sull’acceleratore quando è possibile e adesso il suo ginocchio non può tradirla perché questa è una lunga e tecnica discesa. Stiamo andando bene e qui la precedo. Una bella pietraia (come se non ne avessimo già calcato) ci conduce alla prima galleria: sfoderiamo le frontali e fendiamo il buio. Il trailer che ho superato sul tecnico non molla, è ancora alle nostre spalle. Vediamo chi la spunterà.
Falso piano, salitelle e poi seconda galleria con un trailer che ci precede. Non sembra stia andando forte.
Prendiamo la mira, indichiamo il lato scelto per il sorpasso e via per la nostra strada. Inizia ad arrivare la stanchezza e qui Katia per me diventa fondamentale. Grazie alle sue parole e al suo ottimismo mi traina verso il traguardo. Ogni tanto su di me ha effetto doping e trovo energie che credevo di aver già speso.
Qualche lamentale ce la concediamo e allora due o tre imprecazioni le rivolgiamo alle salite che sembrano non finire mai. È catartico e ci fa sperare che siano finite. Invece le salite non finiscono mai e le portiamo con noi sino a poco prima del traguardo. Pianura, saliscendi e pianura e i chilometri percorsi sono quasi trentacinque. Usciamo da una strada in mezzo ai caseggiati e alla nostra sinistra una brutta sorpresa: una salita in asfalto lunga e ripida. Iniziamo a muovere i primi passi e alle nostre spalle si palesa Luca M. che avevamo ormai superato da tempo e, a gran voce, ci avvisa della sua presenza, sapendo che ci avrebbe superato. Luca deve aver incrementato il passo e ora giunge agguerrito e supera pima me e poi Katia alla fine della salita. Finalmente archivio l’ultimo supplizio e mi lancio su un falso piano che progressivamente si trasforma in discesa. Vedo il traguardo: se potessi farei un balzo per atterrare direttamente sul gonfiabile, ma ho le gambe stanche e forse non riuscirei nell’impresa. Incremento il ritmo tanto ormai manca meno di un chilometro e so che l’ambulanza è davanti al piazzale. Taglio il traguardo, chino il capo per la medaglia,
vengo punzonato e mi siedo in terra. Ringrazio Katia e mi complimento stando “comodamente” seduto sull’asfalto; accanto a me arriva e si siede il mio amico Massimiliano che mi offre un sorso di birra. Mi rimetto in piedi, chiedo un aggiornamento della sua gara e vado a reintegrare le energie con pizzetta e birra. Vado da Massimiliano e Walter e mi faccio raccontare la loro corsa. Con loro ci rivedremo prossimamente.
Saluto diverse persone prima che si dileguino e insieme a Katia andiamo a cambiarci perché il vento continua a soffiare forte. Tornati al campo gara iniziamo a parlare con tanti amici ed amiche. Leggo alcuni messaggi sul telefono: purtroppo alcuni sono già partiti per il ritorno. Ci saranno altre occasioni per un brindisi.

Premiazioni, foto, complimenti e brindisi. Prima di andare alla macchina veniamo invitati ad un banchetto: mangiamo, beviamo e colgo l’occasione per presentare alcuni trail autogestiti che ho ideato per salutare la fine del 2018.
Per fortuna la macchina è in pianura: scusate ma abbiamo fatto il pieno di salite. Entriamo in auto e prendiamo la via di casa. Chiacchiere post trail e pianificazione di prossimi appuntamenti riempiono l’abitacolo della mia macchina.
Soddisfatto dal percorso e da un luogo che ancora non conoscevo. Per me il trail è questo: appagarsi attraverso la conoscenza del territorio. Le gare possono essere interpretate come una forma di turismo lento e il trail running sta facendo un buon lavoro anche in tal senso.
Questa volta ho provato a chiedere di più a me stesso e sono contento di ciò che ho costruito in queste 4 ore e 37 minuti. 33esimo su 75 trailer per una 36 km D+ 1500 m impegnativa sino alla fine.
Salutiamo ufficialmente il calendario di trail running del 2018: qui in Sardegna si partirà nuovamente il 26.01.2019 (Montiferru Winter Trail).
Ringrazio tutte le persone che si sono impegnate nell’organizzare e gestire questo evento e metto nero su bianco il mio desiderio di correre il prossimo anno la seconda edizione del Trail delle Miniere.
Scarpe ben allacciate, sguardo all’anno che verrà e grandi progetti per la mia amata Sardegna.

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