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Correndo nel ricordo 2018



Correndo nel ricordo 2018


“Voi andate avanti: io vi guarderò le spalle. Andate! Andate!”
Frasi da film di guerra che una scopa non pronuncerà mai. Vi ho guardato le spalle, seguendo i vostri passi, chiudendo la coda del serpentone di trailer che si insinuava nei sentieri del trail di Capoterra (CA, Sardegna), “Correndo nel ricordo” (3^ edizione).
Ci eravamo lasciati con il mio ritiro da un trail con Piano B che aveva scongiurato il mio recupero da parte dei soccorsi. Non è un contrappasso dantesco quello che mi ha fatto vestire i panni della scopa, bensì un
desiderio da me espresso anzitempo, un permesso accordato e un piacere sconfinato nel poter essere parte
– anche se solo per un giorno – di tutto ciò che ha composto – pezzo dopo pezzo – questo evento di trail running.
Si corre per il ricordo, all’interno della memoria, con un balzo indietro di dieci anni – quasi esatti – per non dimenticare le quattro vittime dell’alluvione che nel 2008 colpì con forza inaudita il territorio del paese di
Capoterra. Un ricordo accompagnato dal recente crollo di un tratto di strada che ha ravvivato paure e causato notevoli disagi, fortunatamente senza travolgere la vita di nessuna persona.
Sabato 27 ottobre 2018: colazione, controllo zaino, vestizione da cavaliere senza destriero e partenza secondo tabella di marcia per giungere a destinazione in anticipo visto il ruolo ricoperto per l’occasione.
Battesimo da scopa, con pochi rituali, ma arricchito da informazioni e consigli dal direttore d’orchestra,
Lorenzo P. che di esperienza ne ha da vendere anche in veste di custode della coda del gruppo. Scorgo all’orizzonte la titanica presenza di Priamo, uno dei pilastri della GS Runners Capoterra, che dopo essersi
avvicinato mi accoglie calorosamente e mi indica il punto di ritiro pettorali.
Aria frizzante: alcuni perplessi mi domandano se non abbia freddo con la maglia a maniche corte. “No, sto bene così, tanto tra un abbraccio e l’altro inizio a fare riscaldamento per il trail!”. Temperatura piacevole
che nel corso della giornata si farà più elevata. Mi ristoro con un buon caffè condiviso con l’amico Claudio S. che correrà la distanza più corta.
Inizia il tour dei saluti a cui segue quello delle presentazioni. Questi eventi sono sempre occasione per rincontrarsi o dare fisicità alle amicizie virtuali.
Arriva il momento del briefing della km 30 D+1200 m a cui segue un minuto di silenzio per ricordare chi non
c’è più a causa della crudele alluvione del 2008.
Mi accodo al gruppo come da manuale della scopa (non credo esista, ma facciamo finta che sia un testo sacro a cui fare riferimento). Parte il countdown e dopo lo sparo si corre incontro a questa nuova avventura.
Non sarò solo nel compito di scopa, ho un aiutante con cui condividerò l’intero tracciato: Antonello F (scopa bis o paletta… aiuto scopa… non so corriamo e vigiliamo!).
Gli apripista guidano a buon ritmo gli atleti lungo le strade asfaltate per poi abbandonare il gruppo una volta percorsi pochi chilometri.
Il primo guado offre la dimensione delle precipitazione smisurate delle ultime settimane (oltre alle costanti piogge penso ad un allarmante dato che riporta un quantitativo di
millimetri caduti in un solo giorno superiore alla media annua di questo territorio). Altri guadi attendono noi trailer: ne siamo consci.
Nessuno sta facendo il proprio ritmo: si studia condizione del terreno e piano di fuga dei diretti contendenti al piazzamento. Saluto l’apripista e lo informo che dopo di me non è presente nessun runner (“Sono la
scopa: dietro di me il nulla!”).
Pochi passi e si respira dentro i single track. Belli, accoglienti anche quando tecnici: profumano di fresco e
suonano melodie che rassicurano il cuore in tumulto per il dislivello che si va ad affrontare.
Lunghe e strette vie che consentono il passaggio del singolo e impongono il richiamo alle proprie doti tecniche per superare chi ci precede.
Io e Antonello F – l’aiuto scopa – siamo le guardie dell’ultimo di turno, Fernando S. quasi da subito e per chi dovesse avere qualche necessità. Si corre rilassati: ritmo blando, chiacchiere e occhi attenti alle balise e alla segnaletica verticale posizionata con criterio scientifico.
L’ultimo trailer detta, come recita il manuale della scopa, il ritmo. Si alterna la corsa alla camminata con predominanza dell’una e talvolta dell’altra andatura.
Fernando S., il trailer di cui siamo ombra discreta, ci
racconta le sue escursioni a piedi e in mountainbike mentre insegue le terga di chi lo precede.
Guadi, single track lunghissimi e freschi e poi un bel balzo verso il basso per chi non ha scelto il mio giro laterale (scivoloso, ma percorribile).
Il tracciato presenta parti che si intersecano tra loro, ma ben gestite – come in uno scambio ferroviario – dai volontari. Arrivato in prossimità del terzo punto ristoro Priamo, il gigante buono della macchina
organizzatrice, mi intervista brevemente sull’andamento della corsa nelle retrovie. “Tutto come da programma. Mi sto divertendo come un bambino. Come da accordi precedentemente presi, dietro di noi il nulla”.
Ristorati dalle bevande e dai sorrisi ripartiamo verso una dolce salita.
Siamo letteralmente immersi nel verde. Nonostante l’aumento della temperatura la vegetazione rigogliosa e i diversi passaggi ombreggiati nel sottobosco o protetti dai costoni tengono a bada la temperatura corporea e quella regalata dal sole.
Ormai siamo un trio dai primi chilometri, ma ecco che non lontano appare uno zaino fluttuante che gode del trasporto gratuito sulla schiena di Alessandra A. “Oggi non va come dovrebbe”. Un principio di influenza si vuole mettere di traverso per impedirle di correre come sa e desidera fare. Non demorde: è una trailer di spessore. Ora siamo un quartetto e trottiamo con le posizioni dei due atleti che si alternano, ma solo per pochi chilometri perché ad un punto ristoro e punzonatura Alessandra riprende la sua corsa con un ritmo più allegro. Forza Alessandra!
Ad un crocevia in cui transiteremo nuovamente per poi seguire un sentiero in falso piano incrociamo i trailer di testa. Un rapido saluto ed un aggiornamento sul distacco dal precedente runner.
Le salite non finiscono mai e il traguardo sembra non arrivare per Fernando S., il nostro compagno di sentieri. Sulle gambe ancora due gare non smaltite, ma la sua dura tempra non gli fa gettare la spugna. Si
prosegue e quando necessario si stringono i denti.
Oasi nei sentieri gestita da un gruppo di cacciatori che ci offrono acqua e birra… Quando corro non bevo mai birra: mi capita, talvolta, in mountainbike. Ma questi cacciatori sono dei barman mancati e dopo che
Fernando S., il nostro amico trailer con cui stiamo condividendo il percorso, ha accettato l’incontro con il
luppolo, noi che figura avremmo fatto se avessimo rifiutato un bicchiere di un’ottima bionda?
Eravamo ormai nell’ultimo quarto di gara e il dislivello positivo era già stato messo a tacere quasi del tutto. Brindisi,
ringraziamenti e nuovamente in movimento verso il traguardo.
Coraggio siamo in dirittura d’arrivo… anche se non siamo mai vicini come vorremo. Sono una scopa che esorta, non che spazza via le energie residue.
C’è del tecnico anche negli ultimi passaggi con un grip ridotto
perché esposti al sole e quindi con quell’infido brecciolino che non fa sconti. Occhi ben aperti, passi in
sicurezza e giù verso i passaggi in mezzo alla macchia mediterranea. Grinta Ferdinando!
Sentiamo le voci di chi ha già iniziato a fare festa. Non sono allucinazioni uditive perché riconosco le strade
da cui è partita la nostra corsa. Forza Ferdinando! Al taglio del traguardo riceviamo un’affettuosissima
accoglienza. Medaglia al collo e boccale in mano da riempire con una bella bionda.
La mia, una nuova prospettiva, persino un punto di osservazione privilegiato ed una corsa, a suo modo, allenante.
Via zaino, maglia… è ora di mangiare, brindare e fare festa.
Il classico che non tradisce mai: malloreddus alla campidanese e salsiccia arrosto accompagnate da birra ad libitum. Sì, esatto. Forse alcuni penseranno sia una follia lasciare una spillatrice di bionda alla mercé dei trail
runner appena usciti dai sentieri. Tutti sanno che in tanti trailer si nasconde un Homer Simpson. Non chiedetemi come ma l’anarchia disciplinata davanti ai fusti di birra ha dato ragione a chi ha avuto questo graditissimo pensiero.
Durante e dopo il pranzo si continua a chiacchierare. Ringraziamenti e premiazioni assorbono la nostra attenzione. Applausi a scena aperta per questa festa sui sentieri.
Un trail organizzato con un basso investimento di denaro, ma che ha avuto il vitale apporto del cuore dei volontari. Una gara che non ha fatto distinzioni economiche in base alla distanza scelta. Un progetto vincente. Tre anni fa avevo preso parte alla prima edizione: ma questa volta vi siete superati, cari amici.
Ottimo balisaggio, perfetto impiego dei cartelli direzionali e degli sbarramenti artificiali. Grande lavoro ad opera di tutti i volontari sul tracciato: professionali, cordiali, simpatici.
Ultimi saluti: si brinda ancora.
Gli ultimi a partire siamo io, Claudio S. e Luca M.
Ultimo brindisi, siamo io e Claudio S. e le nostre auto si separano. Abbandono la mia vettura, inforco la mia scopa e come un befano-trailer fuori stagione prendo la via del ritorno.
Alla prossima edizione (da non perdere!)

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