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Dimmi come (tras)corri (il tuo tempo) sui sentieri e ti dirò chi sei

Dimmi come (tras)corri (il tuo tempo) sui sentieri e ti dirò chi sei

Niente di nuovo sulla mia interpretazione del trail running (e della mountainbike): lo sapete, sono un Runner Escursionista (e un MTBiker Errante, quasi dimenticavo).
Chi siamo sui sentieri, come ci vediamo e come veniamo visti dagli altri, siano essi runner (con tutte le varianti della definizione) o persone podisticamente astemie. Noi ci ubriachiamo di single track e andiamo verso una direzione guidati dalla fame di emozioni. Secondo me, interrogarsi sulla propria identità aiuta a capirsi meglio quando si affronta una corsa, non necessariamente agonistica.

C’è chi corre veloce, metodico, con tabelle ed un fitto calendario di appuntamenti agonistici (alcuni assumono un/a segretario/a per fissare e ricordare le date segnate in agenda); chi invece corre un numero scientifico di gare per ottenere la miglior performance possibile; chi studia a tavolino come barare chimicamente e/o con illecite rotte che garantiscono uno sconto di chilometri al traguardo; chi sogna
mentre si allena e si scontra con la realtà; chi sceglie un percorso e non sa di aver chiesto troppo a se stesso; chi senza pretese arriva, si piazza ma non guarda il podio; chi partecipa solo se in compagnia; chi, misantropo, non vuole nessuno accanto a sé; chi sempre con le scuse in tutte le tasche degli indumenti e nello zaino; chi allaccia le scarpe e corre seguendo l’andamento delle stagioni, osservando il periodo di ferie; chi non chiama sport il trail running. Infinite interpretazioni tante quante persone popolano i sentieri.

La corsa in ambiente naturale è la più romantica, quella che maggiormente strizza l’occhio all’avventura (anche una corsa extra urbana su asfalto che collega lontani centri abitati reca con sé una buona dose di incertezza, anche se non paragonabile a quelle “gentilmente” offerte dalla natura). E una corsa cittadina alla (ri)scoperta delle bellezze urbane, storiche ed architettoniche? Non male neanche questa opzione, ma il contatto con la natura fa rima con l’avventura.
Il percorso che racconta come si arriva a stringere un determinato rapporto con la corsa è del tutto personale. Siamo creature – in continuo divenire – caratterizzate da esperienze e condizionamenti, mediate dal nostro modo di leggere ed interpretare la realtà.

Se per stare bene devo correre come desidero, allora è necessario che faccia capo solo al mio disegno e non a regole dettate dalla massa o da chi si allena con me.
Un vero agonista in gara non riesce a cibarsi come vorrebbe dei luoghi che attraversa. La competizione ha tolto questo sapore alla tua corsa? Non c’è una risposta corretta in assoluto; tutto è relativo all’appagamento che cerchi quando indossi le tue scarpe da trail. 
Il percorso di selezione tra le persone con cui condividiamo questa passione è naturale. Con alcuni si sperimenta la coesione del branco, come altri ci sente gregari e nei peggiori casi si vive osservando da lontano la lepre. Una corsa in solitaria, ci vuole sempre, ma disdegnare la compagnia come regola fondamentale credi sia una scelta giusta per la tua anima?
Se “amare il cronometro più di ogni altra cosa” è il tuo comandamento sei un agonista, magari un professionista suolato e risuolato che a buon diritto si sprona per dare sempre il massimo.

Se “correre per conoscere e conoscersi” è il tuo imperativo allora sei un/a Runner Escursionista e la tua casa si trova dove conducono i sentieri che scegli.
Esistono tante sfumature e diverse identità podistiche indossate nel corso del nostro tempo.
Due categorie non possono raccontare la variegata realtà. Racchiudere in definizioni il trail runnig è privarlo del profumo di libertà: non solo quella data dall’atto della corsa, ma anche di quella esperita nel viverla a modo nostro.


Possiamo svegliarci agonisti, correre per misurarci con noi stessi e gli altri runner per poi leggere con soddisfazione il risultato, oppure abbandonare quel tipo di impostazione mentale e lasciarci rapire dall’essenza della corsa. Nessuna identità data una volta per tutte. Un trail spensierato, per il semplice gusto di correre… Giocare sui sentieri e andare veloce su certi tratti… Ritrovare l’infanzia in un guado e immortalare il paesaggio con alcuni scatti… Questi ingredienti non dovranno – a mio avviso – mail mancare anche nell’agonista più titolato.
Se la forte competizione ti sta lasciando con l’amaro in bocca, prendi una pausa non dalla corsa ma dal costume mentale e comportamentale con cui hai vestito il (tuo) trail running.
Osservati, interrogati e onestamente rispondi alla tua ricerca di felicità sui sentieri.
Scegliamo che runner essere prima di allacciare le scarpe. Se il pentimento deve arrivare, allora si presenterà dopo la nostra corsa. In questi istanti dobbiamo domandarci se il modo con cui stiamo vivendo la corsa stia dando il risultato cercato. Siete felici?
Ogni interpretazione della corsa è soggettiva: ecco perché non ti dirò chi sei.

Cercati e ritrovati nelle corse: tanti sentieri e bivi, salite e discese ti condurranno verso la comprensione del tuo percorso.
Scarpe ben allacciate, sogni da realizzare e via verso il tuo sentiero.
Buon trail, come vuoi tu.

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