Un trail in “Sella” alla leggenda
Ricordo bene la lezione ascoltata da bambino e persino il compito svolto a scuola in cui mi veniva chiesto di raccontare la storia legata al promontorio che guarda dall’alto la spiaggia del Poetto di Cagliari.
Ci troviamo nel capoluogo sardo, in città, lungo costa dove il discorso urbano prosegue ma più in sordina perché messo a tacere dalla sconfinata bellezza della grande spiaggia del Poetto (Su Poettu, in sardo) che si estende per circa quattro chilometri, punto in cui inizia il Poetto di Quartu Sant’Elena.
Con l’amico runner e mtbiker Cristian decidiamo di guardare il leggendario promontorio prima dal basso, partendo dal Parco Naturale Regionale di Molentargius e poi di salire in groppa alla Sella pietrificata per
godere di un panorama affascinante.
– Cristian, credi che ci sia qualche cagliaritano che non conosce la leggenda della Sella del Diavolo?– No, non credo… almeno è ciò che mi auguro.
La storia della tua terra natia è importante. Parla di radici che si estendono in rami che abbracciano il futuro, sorretti da un robusto tronco che sorregge il peso dei passi in avanti di una civiltà.
Avevo il grembiule blu, la mia penna biro e le matite colorate per rappresentare graficamente quanto raccontato nelle righe del mio quaderno.
Premetto che esistono due varianti della storia che sto per raccontarvi, ma tutte differiscono per pochi particolari. Vi racconterò quella che ho sempre conosciuto.
Lucifero si innamorò di questo angolo della Sardegna e cercò di conquistare il golfo di Cagliari. Durante la battaglia tra i diavoli capeggiati da Lucifero e gli angeli guidati dall’arcangelo Michele, il Re degli Inferi venne disarcionato dal suo destriero e la sella del suo cavallo cadde sulla terra trasformandosi nel
promontorio che oggi possiamo ammirare. In onore della vittoria del Bene sul Male, il golfo di Cagliari prese il nome di Golfo degli Angeli.
La variante della leggenda spiega che la forma del promontorio è frutto della caduta di Lucifero stesso sulla terra che con il suo peso diede la forma concava al rilievo montuoso.
Partiti dalla zona umida del Parco di Molentargius, andiamo alla ricerca dell’unico esemplare di pellicano presente in questa area. Di lui nessuna traccia; in compenso contiamo un infinito numero di fenicotteri rosa. Questa pianura ci serve per prepararci alle salite che andremo presto ad affrontare.
Terminato il tour delle saline del Parco di Molentargius ci dirigiamo verso Marina Piccola, porticciolo turistico nonché spiaggia chiamata talvolta “Prima fermata” per via della linea degli autobus che traghettano le anime dei bagnanti verso un tuffo rigenerante ed abbronzante.
Da qui prendiamo un sentiero che ci farà raggiungere la vetta. Siamo alla ricerca di diavoli ma di loro nessuna traccia. Questo è il Paradiso terrestre. Colori che solo la natura sa regalare. Siamo sbalorditi dal panorama, eppure siamo cagliaritani doc e di certo questa non è la prima volta che ci avventuriamo su questo territorio.
Dall’alto ammiriamo la lunghissima spiaggia del Poetto (Cagliari e Quartu Sant’Elena), il nostro capoluogo, il Parco di Molentargius e tutto sembra irreale. Come è possibile che nel territorio urbano si trovi questa pace su un palcoscenico dove a farla da protagonista è la natura?!
Non per campanilismo, ma per obiettività dichiaro che questo promontorio, incantevole punto di osservazione, di incommensurata presenza scenica, con il suo essere immobile davanti agli occhi di tutti può essere annoverato tra le più grandi bellezze presenti sul nostro pianeta.
(Postazione antiaerea e Torre spagnola)
Non solo leggenda e natura ma anche storia. Ora lo sguardo volge verso il faro di Cala Mosca, la spiaggia di Cala Fighera. Il fortino militare della Seconda Guerra Mondiale, i suoi resti a testimonianza del periodo
bellico e la Torre di Sant’Elia aggiungono ulteriore fascino a questa corsa. La terra trasuda storia più antica con le due cisterne, una punica (protetta da una grata) e la seconda romana.
Qui c’è spazio anche un’altra cornice divina: l’area dedicata alla dea Astarte (divinità punica dell’amore, della fertilità e della guerra).
Io e Cristian non diamo per scontato questo luogo e siamo qui per manifestargli ammirazione e il più grande rispetto (atto dovuto all’intero creato).
Cristian, come altri, è solito frequentare questi sentieri anche con la mountainbike. Qui c’è da divertirsi! Sentieri tecnici e una vista che ripaga di tutte le fatiche.
Dall’alto osserviamo i faraglioni che come integerrime sentinelle sono poste a guardia del golfo.
Qui un nutrito gruppo di kayak solca il mare cristallino. Le pagaie rispettose della quiete sembra che non increspino
l’acqua. Tanti colori tingono mare e cielo.
Ma davvero siamo in città? Quasi stentiamo a crederci. Emozioni vergini nonostante il luogo sia per noi storica meta per corse e pedalate.
Un Runner Escursionista non può farsi sfuggire l’occasione di correre in mezzo a questa leggenda. L’essere umano doveva necessariamente trovare una spiegazione sovrannaturale all’immensa bellezza di questo
luogo.
Il dislivello positivo (D+) non è elevato (il punto più alto si trova a 135 m slm), ma ci sono alcuni tratti che per un neofita potrebbero essere impegnativi.
Ritengo ci siano ottimi tratti tecnici per allenarsi e mettersi
alla prova soprattutto nelle discese per via del grip non sempre ottimale.
La roccia presente sui sentieri è fiera, acuminata e aggressiva. La vegetazione bassa non ruba agli occhi la profondità dello sguardo che va a perdersi nel blu del mare che scivola in quello del cielo sino a riconoscersi l’uno nell’altro. Tra mare e cielo è
puro amore.
Gli strapiombi offrono ai nostri occhi uno spettacolo unico.
Il bianco delle pareti rocciose e le varie sfumature del mare regalate da un variegato fondale, sabbioso e roccioso, completano la cornice di queste immagini da capogiro.
Ci siamo regalati una meravigliosa giornata, quindi un brindisi per reintegrare i liquidi persi durante il trail è d’obbligo.
Tappa ad un chiosco nel lungo mare e incontro casuale con Daniele, amico ciclista. Dopo il
secondo o terzo… forse quarto brindisi si conclude il nostro trail sulle orme della leggendaria battaglia che ha dato il nome alla Sella del Diavolo.
secondo o terzo… forse quarto brindisi si conclude il nostro trail sulle orme della leggendaria battaglia che ha dato il nome alla Sella del Diavolo.
Non dobbiamo essere diavoli, ma angeli custodi di questo angolo di Paradiso.
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