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Isili, dai sentieri al kayak per un’esperienza unica

Isili, dai sentieri al kayak per un’esperienza unica

Ammaliato da una leggenda – o forse un fatto storico che si è perso nel tempo – il Runner Escursionista oggi
percorrerà un sentiero che lo porterà ad abbandonare le scarpe da trail per salire a bordo di un kayak e
vedere così da vicino ciò che le acque del lago di Isili (CA) custodiscono.

La giornata outdoor (07.07.2018) che sto per raccontarvi si sviluppa tra sentieri e acqua dolce.
Siamo a Isili (CA), nel Sarcidano, e il trail running oggi non basta per raccontare il territorio di questo paese
della provincia di Cagliari.
Da tempo non metto piede in questo bel paese: l’ultima volta risale al 2015 in occasione di una gara di trail
running, di cui conservo un piacevole ricordo.
Decido di assoldare Fabrizio, il mio amico trailer, come Runner Escursionista per questa giornata esplorativa
“motorizzata” dalle nostre gambe e successivamente dalle nostre braccia.

Si pianifica poco perché vogliamo correre alla vecchia maniera seguendo più l’istinto che le tracce gps.
Arriviamo a Isili alle 07:30 A.M. e dopo pochi minuti iniziamo a correre spinti dal desiderio di conoscere
strade mai percorse in precedenza, guidati solo dal fascino dell’ignoto.
Lasciamo la certezza dei gps e iniziamo a calpestare sentieri a destra e a manca, passando – lo scopriremo
in un secondo momento – nella ciclabile che corre lungo i binari. I Binari… già! Questa è l’occasione per
diventare una locomotiva proiettata verso un’altra direzione, quella del lago che rinfresca questo
meraviglioso territorio. Su questa strada ferrata il Trenino Verde della Sardegna riprenderà a breve a
transitare per guidare i turisti alla scoperta della mia bellissima isola. Entriamo ed usciamo dalle gallerie (VIDEO) e
ogni volta è come rinascere quando davanti ai tuoi occhi appare un cielo terso che fa coppia con le acque
del lago Is Barroccus. La sua visione dalla terra ferma ci cattura: una piccola anticipazione emotiva che
raggiungerà l’apice solo una volta abbandonate le scarpe da trail.

Seguendo il suono dei campanacci incontriamo un gregge di capre e, dopo qualche saliscendi, pietraie e
sterrati giungiamo ai campi coltivati, i quali stimolano le nostre papille gustative. Sì, perché quando si corre
uno degli argomenti è proprio il cibo. Colori e profumi si mescolano a menù che oggi nessuno servirà alla
nostra tavola (oggi mangiamo al sacco!). Lasciamo i fiori di zucca con i loro colori e proseguiamo nella corsa.
Uno sguardo al tempo che scorre e optiamo per l’inversione di rotta in modo da arrivare puntuali
all’appuntamento con la nostra guida in kayak.

Spacchiamo il minuto e Gianfranco è già sul posto ad attenderci insieme ai kayak che ci garantiranno di
vivere il lago all’insegna del turismo lento, lontano dai soliti schemi mentali che vedono la Sardegna come
un’isola impreziosita esclusivamente dall’incantevole mare, suggestive coste e paradisiache spiagge. Oggi
dimostreremo che il fascino di questa terra non ha confini bagnati solo da acque salate, ma che al suo
interno possiamo scoprire altre appaganti realtà, in questo caso addolcite dalle acque del lago Is Barroccus.
Una stretta di mano con Gianfranco e diventiamo un trio. Riti di preparazione all’interno dell’antica casa
cantoniera (e penso a mio nonno Andrea, cantoniere…) che ospita kayak e attrezzatura e siamo pronti
all’incontro con il lago.

Da tempo non pagaiavo e di certo non sono mai stato un esperto di kayak (mi sono dilettato svariate volte,
ma non ricordo neanche l’ultima pagaiata).
Le piogge di questo inizio 2018, dopo un lungo periodo di assenza di precipitazioni atmosferiche, hanno
regalato tantissimi metri cubi di acqua agli invasi e la superficie navigabile attualmente risulta ancora più
estesa del previsto. Questa è l’occasione per conoscere bene questo lago, specchio d’acqua e del nostro
animo colmo di entusiasmo.

Ci dirigiamo inizialmente verso una zona che in precedenza era stata
abbandonata dall’acqua per via delle ormai superata siccità e qui possiamo osservare bellissime pareti
amate dai climber che si dilettano ad arrampicare avendo come spettatori gabbiani, anatre e fauna ittica.
Mentre si pagaia, Gianfranco – la nostra guida – narra il territorio e ci racconta delle giornate di sport e di
pescaturismo che si possono vivere su queste acque. Altri suoni di campanacci destano la nostra attenzione: non sono le caprette che ci hanno involontariamente condotto verso i fiori di zucca, ma mucche
che pascolano lungo un costone, protette dall’ombra e rinfrescate dalla vicinanza alle sponde del lago.
Fabrizio scatta qualche fotografia, chiacchiera con Gianfranco, sorride e pagaia sereno e felice come un
bambino. Ringiovaniamo, almeno nello spirito, ogni volta che diamo valore al nostro tempo.
Proseguiamo nella navigazione a vista e iniziamo a scorgere un isolotto: è quella la nostra meta.
Assaporo la vista e una reminiscenza studentesca fa affiorare il ricordo di Mont Saint-Michel, anche se la
loro storia è differente.
La costruzione della diga ha trasformato questa piccola altura di natura calcarea nell’isolotto che
custodisce la chiesetta campestre di San Sebastiano, la cui esistenza risale al Cinquecento (o forse prima).
Gianfranco ci racconta un aneddoto storico legato a questa chiesetta. Sino a metà dell’Ottocento in questa
chiesa venivano celebrati matrimoni cristiani esclusivamente per le famiglie benestanti. Un giorno, dopo la
funzione religiosa, mentre i nobili invitati al matrimonio festeggiavano le nozze dei due innamorati, un
giovane aggredì lo sposo, accusandolo di essere stato offeso nell’onore in quanto quella donna gli era stata
promessa in matrimonio. Seguì una violenta lite e il giovane sposo venne gettato da una rupe. La sposa nel
tentativo di aiutare il marito cadde anch’essa nel burrone. Il pretendente a questo punto subì la giustizia
popolare, venendo gettato anch’egli dalla rupe che aveva decretato la morte dei due giovani sposi. Questo
episodio di sangue rimase nella memoria, tant’è che Il tratto di fiume che scorre sotto la rupe della tragedia
prese il nome di Sa piscina de sa sposa (Sa piscina, in sardo, è un punto di raccolta acqua che forma
appunto una piscina naturale).
Il racconto termina poco prima dell’approdo e la nostra curiosità, cresciuta in maniera esponenziale, trova
soddisfazione dai primi istanti. Inizio a catturare foto dal kayak per immortalare lo spettacolo che si staglia davanti ai nostri occhi.

Mentre percorriamo un sentiero in salita leggiamo le vie dei climber sulla
parete rocciosa che sorregge la chiesetta e giungiamo alla sommità dell’isolotto che ci regala una piacevole
brezza. Volgiamo lo sguardo verso l’orizzonte e osserviamo il lago dall’alto: un’altra prospettiva che ci fa
capire ancora meglio il percorso fatto sino a questo momento. Ammiriamo l’architettura eclesiastica
dall’esterno, con le sue mura in pietra e quella forza che le conferisce un aspetto orgoglioso che le
permette di regnare sopra questo territorio.

Entriamo nella chiesetta. Nessuna suggestione accompagna la
nostra visita nonostante il racconto della fine cruente dei giovani sposi e del violento pretendente. Non
siamo alla ricerca di fantasmi. Le pareti in pietra ci accolgono. Iniziamo a pensare alla storia di questo luogo
di culto e alle giornate che questo edificio ha vissuto sino ad oggi.

La vista che le finestre laterali ci regalano
generano stupore nei nostri sguardi: pensavamo di aver già visto tutto e invece… Penso che sarebbe un
regalo al cuore assaporare da queste finestre l’alba e il tramonto.
Il panorama offerto mostra la vastità di questo lago: che meraviglia!
Usciti dalla chiesetta ci muoviamo in mezzo alla macchia mediterranea per nutrirci ancora del panorama,
ma delle caprette selvatiche presenti sull’isolotto neanche l’ombra, perché molto schive.
Scesi dal sentiero, saliamo sui nostri kayak, riceviamo i saluti di un gabbiano e riprendiamo a pagaiare.

Dopo più di 3 miglia nautiche, volgiamo il nostro sguardo verso il punto di partenza e decidiamo di rientrare
sulla terra ferma.
Salutiamo e ringraziamo Gianfranco Cau per averci narrato il territorio (ecco l’importanza di una guida che
conosce i luoghi che si attraversano) e della piacevole compagnia.
Scegliamo l’ombra di una pianta di fico per recuperare le energie spese e ci dedichiamo al pranzo e al
racconto della mattina appena conclusa.
Abbiamo volutamente scelto di non seguire nessuna traccia gps, di non visitare luoghi di Isili che in passato
avevamo già apprezzato – come ad esempio il nuraghe Is Paras – e di destinare ad un prossimo raid
esplorativo altre mete con nuovi itinerari presenti su questo territorio.
Sono del parere che alzarsi da tavola conservando un po’ di appetito stimoli la ricerca di nuove esperienze.
Isili con il suo lago, la sua storia e i suoi reperti del Neolitico (nuraghe, domus de Janas), la ferrovia e, non
ultimo, i suoi sentieri offre un pacchetto completo per gli amanti della vita all’aria aperta e si presta alla
perfezione per giornate multisport: dal trail running, al kayak, al pescaturismo, alla mountainbike, all’hiking, all’arrampicata.

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