Se fossi un pallone da basket correrei le maratone solo con lei
Parlare di record mondiali ci porta davanti a persone di alto spessore, caparbie e fortemente motivate.
Entrare nel Guinness World Record non è affatto una passeggiata, soprattutto se per accedere a questo podio devi correre e per giunta lo devi fare palleggiando con ben due palloni da basket!
Da cestista nella pallacanestro italiana a ultramaratoneta azzurra: un meraviglioso percorso sportivo costruito passo dopo passo.
Un curriculum vitae chilometrico impreziosito da svariati primati.
È con grande onore che colgo l’opportunità di chiacchierare con una mia conterranea di grande prestigio. Una donna forte, determinata, che ha collezionato record
importanti: Marinella Satta.
1. Ciao, non ti fermi mai e i tuoi successi sono notevoli. Pochi giorni fa hai centrato un altro importantissimo obiettivo. Ci parli del tuo ultimo primato?
Marinella:Correre una 6 giorni, ormai per me, è diventato quasi normale: questa è la mia settima gara della durata di sei giorni. Sei gare le ho corse in Italia, a Policoro e Potenza. Ormai sono affezionata a questa gara. Ultimamente, visto che la 6 giorni di Policoro è stata spostata al mese di settembre, ho deciso e mi sono iscritta a questa 6 giorni del lago Balaton (Ungheria), che era anche prova di campionato mondiale per nazioni (l’Italia è arrivata terza nella competizione a squadre). Volevo provare di persona la buona reputazione di questa manifestazione. In effetti, è una gara molto ben organizzata, con ristori abbondanti; però, sinceramente, preferisco correre in Italia, anche solo per il cibo. In Ungheria, ho corso per due giorni, secondo il mio programma: 201 km allo scoccare delle 48 ore (fermandomi due ore prima) che corrisponde alla miglior prestazione italiana della 48 ore per categoria W60 (questo nuovo record risale all’11/05/2018 ndr).Purtroppo dopo mi sono dovuta fermare per problemi alla schiena, la quale non mi permetteva di continuare come volevo io. Ero tutta curva, sembravo la torre di Pisa! Fermarmi mi infastidiva parecchio visto che comunque sostando circa ogni 10 km, riuscivo a continuare, anche perché mi scocciava stare lì a guardare la gara per altri quattro giorni, quindi ho proseguito ugualmente concludendo con km 436. Tutto sommato non male come risultato. Io mi ero imposta di fare almeno km 510, traguardo tranquillamente raggiugibile, visto che ho un personale di km 537.
2. La Stratorino: tanti ricordi e fresca di chilometri da questa competizione. Un commento a caldo?
Marinella:Anche oggi (13/05/2018 ndr), bella come sempre la Stratorino, ho corso senza stress – giusto per essere presente – avevo intenzione di camminare, per recuperare, invece sono riuscita a correre per tutta la gara. Non avevo male alle gambe, però ero molto stanca e ogni tanto cercavo di non farmi prendere la mano e correre tranquilla. Pensavo di fare un tempo più alto, invece, tutto sommato ho corso molto bene sotto 6 minuti a km. Ho terminato la competizione in 57 minuti: non male, dopo una gara del genere a distanza ravvicinata dalla 6 giorni in Ungheria e a 60 anni! Vuol dire che ho già recuperato molto bene.Da lunedì, se ho voglia, comincerò, almeno una volta a settimana, a palleggiare con due palloni. Ormai ho lanciato la sfida: farò la maratona di New York con due palloni, visto che con una palla ho già corso i 42 km nella Grande Mela. Ho già pensato la strategia da adottare a New York, per poterla correre sin dal primo metro. Inoltre, c’è da dire che correre all’estero è tutta un’altra cosa: il pubblico e gli atleti sono molto più sportivi di quelli italani. In italia, spesso, ci si trova a mandare a quel paese, qualche atleta, visto che corre alla mia andatura, mentre io palleggio e si rishia d’essere ostacolati.Penso: se continuo a correre e stare bene, farò, il prossimo anno, una maratona all’estero, palleggiando con due palloni, Londra, Hannover oppure qualche altra dove il pubblico è molto più sportivo. Finchè mi diverto continuo.
3. Correre: qual è il tuo primo ricordo legato a questo verbo?
Marinella:La prima gara nel lontano 25 aprile 1978. Un mio amico mi invitò a partecipare a una gara di 10 km – mai corso! – mi piazzai anche bene. Come seconda gara feci la Stratorino e lì arrivai 3^ o 4^ donna. Capisci perché sono innamorata della Stratorino?! Ho fatto quasi tutte le edizioni. Ho perso le Stratorino quando erano abbinate alla maratona perché io correvo la 42 km di Torino. Adesso che si corre la Stratorino, separatamente dalla maratona, ho ricominciato a correrla. Non posso perdermela! Ho vinto anche un’edizione della Stratorino, esattamente la 15esima.
Poi altri numeri caratterizzano il tuo palmares.
Marinella:Ho anche corso su tapis roulant: unica italiana ad aver corso una 24 ore percorrendo km 151 (corsa durante il Fitness Festival di Torino), una 12 ore con 91 km e una 48 ore con 219 km (corsa in piazza principale di Potenza).Ho scoperto di essere 11esima al mondo tra la prima maratona vinta (1981) e l’ultima vinta (2013).
4. Come è nata l’idea di correre palleggiando, prima con uno, poi con due palloni da basket?
Marinella:Quando ho deciso di correre la maratona palleggiando, nel 2009, a 50 anni suonati, decisi quindici giorni prima, di partecipare alla 42 km di Torino, dopo tanti anni che non giocavo più a pallacanestro, andai a comprarmi il pallone da basket e provai ad allenarmi. Sinceramente, la prima volta che ripresi il pallone in mano, mi trovai subito a mio agio e provai tre allenamenti di un’ora per circa 10-12 km, prima della maratona. Onestamente non sapevo se sarei riuscita o meno a terminare la maratona palleggiando, però avevo lanciato la sfida con me stessa e di certo non potevo tirarmi indietro. Il giorno della maratona, combinazione pioveva, stavo per rinunciare; provai il pallone, pur piovendo, la palla rimbalzava e non ebbi alcuna difficoltà a partire. Con difficoltà riuscì ad arrivare al traguardo in 4h 40min, con molto stupore del pubblico. Gli spettatori non credevano che sarei riuscita ad arrivare alla fine. Ad un certo punto, verso il 37esimo chilometro, ebbi paura di non potercela fare perché il pallone con cui palleggiavo si deformò.
5. Quanto pesano i record sulla bilancia delle proprie emozioni?
Marinella:Per il mio caso, una cosa quasi naturale: una gara come tutte le altre. Soddisfazioni solo personali.
6. Il tuo rapporto con la Sardegna affonda le radici nell’infanzia, poi la partenza da Domusnovas (CA) e la vita lontana dalla tua terra natia. Noi sardi – è una mia convinzione – abbiamo un cordone ombelicale che ci tiene in contatto con la nostra isola, per quanto si possa esser distanti. Quale rapporto conservi con la tua regione di origine?
Marinella:Sono nata a Domusnovas e all’età di tre anni venni a Torino; praticamente tutta la mia vita, scolastica, lavorativa e sportiva, si è svolta in Pimonte. Però non dimentico mai le mie origini e ne sono orgogliosa. Ho grande nostalgia, finchè erano vivi i miei nonni, i mei genitori, andavo tutti gli anni in Sardegna; adesso sono dieci anni che non ci torno e spero di farlo quest’anno. Avevo programmato di fare il Trail del Marganai (gara di trail running che si svolge nel territorio di Domusnovas ndr), visto che non ho mai corso al mio paese. Purtroppo, il giorno della gara, c’era una grande manifestazione a Pianezza – dove abito – e mi avevano chiesto di dare un aiuto. Si svolgevano gli Olimpic Games dei disabili e dovevo dare una mano ai disabili nel fare il giro del paese della fiaccola dei giochi.
7. Quando si affrontano le ultra maratone sembra quasi che un chilometro tiri l’altro. Hai mai la sensazione di aver la pancia piena?
Marinella:Proprio cosí, tutto sommato, faccio meno fatica a correre queste ultra che le gare veloci. Specie quando sono a circuito, ti prendi il tuo passo, correndo o camminando e cerchi di resistere il più a lungo possibile. Dovessi essere in crisi, ti fermi e poi riparti.
8. Gambe e testa spesso sono difficili da metter d’accordo durante le lunghissime distanze. Quale metodo hai elaborato per superare crisi e ostacoli?
Marinella:Cerco di concentrarmi nelle prime ore di gara e di percorrere più chilometri possibili, praticamente mi porto avanti nel lavoro; e poi me la prendo con comodo, secondo chi c’è in gara, chiacchero parecchio e nel mentre il tempo passa. Anche camminando, se non ti fermi, i chilometri si fanno.
9. Quali contributi e quali insegnamenti sono arrivati dalla corsa?
Marinella:Lo sport, in generale, mi fa stare bene, a prescindere dal risultato, ti scarica parecchio da tutte le tensioni. Quando c’è qualcosa che non va, conoscendo il tuo corpo, ti rendi subito conto di avere qualcosa che non va nella salute. Praticamente un campanello d’allarme.Tante persone dovrebbero fare più attività fisica: allenterebbero tutta la loro tensione e sarebbero molto più positive nei confronti della vita. Io non potrei vivere senza sport. Andrei subito in depressione. Per correre, ho fatto tantissimi sacrifici; cercando di non rinunciare al mio allenamento quotidiano, molte volte, andavo a correre alle 06:00 del mattino, prima di andare in ufficio, oppure in pausa mensa. Tieni presente che ho sempre lavorato, ho due figli e famiglia. In genere mi alleno circa un’ora al giorno per 5-6 volte a settimana, compresa la gara. Però, se tu fai ciò che ti piace, non ti pesa fare questo tipo di sacrifici.
10. Dopo tante stagioni nel mondo del basket sei giunta – quasi per caso – alle corse classiche ed infine alle ultra maratone.
Facendo un ulteriore salto temporale indietro, ora che conosci bene quali sono le doti necessarie per correre lunghissime distanze, sapresti individuare nella tua vita precedente al running segnali che facevano presagire una carriera così prestigiosa? È possibile, a tuo avviso, capire chi è destinato alle massime distanze per doti mentali, oltre che fisiche?
Marinella:Fin da piccola, sono stata abituata a giocare ore e ore nei prati e nei cortili. Già da bambina, giocavo ore e ore e non ero mai stanca: correvo tantissimo, praticamente ero sempre in allenamento inconsapevolmente e mi divertivo tantissimo. All’età di dodici anni, iniziai a praticare basket, in una squadra vicino a casa mia. Meno male che non si pagava, rispetto ad ora che si paga qualsiasi cosa: non avrei mai potuto permettermi di fare attività sportiva. Specie con la mentalità di una volta, lo sport era l’ultimo dei pensieri. Ho cominciato a correre nel 1978 e la prima maratona, proprio senza allenamento, facendo solo due allenamenti da 20 km la settimana prima e tre allenamenti di basket. Il 12 ottobre del 1980, su invito della mia amica Elena, mi iscrissi al 1^ campionato italiano femminile a Rieti. Andai senza pretese e non dissi nulla al mio allenatore di basket, visto che la settimana dopo iniziava il campionato di basket di serie C. Finì la maratona in 3h 25min, arrivai 6^ assoluta, felicissima per aver fatto un’impresa del genere, come se avessi vinto la gara. Sinceramente, quando tornai a Torino, il martedì, avevo l’allenamento di basket, stanca morta, mi facevano male le gambe (per forza non ero preparata) e, come niente fosse, mi presentai al solito allenamento di basket senza lamentarmi, anche se facevo una fatica enorme.
11. Hai un buon rapporto con la corsa in ambiente naturale (trail running)?
Marinella:Amo correre in tutti gli ambienti, non ho mai avuto problemi. Chiaramente adesso, ho più difficoltà a correre trail, però se capita, certo non mi tiro indietro. Andrò più piano, giusto per non farmi male. Odio correre in salite ripide (però se capita non rinuncio) e con il caldo… mi manda in crisi: meglio la pioggia.
12. Qualcuno in famiglia sta seguendo le tue orme?
Marinella:No. Prima c’era mio marito che correva a buon livello, 1h 07min la maratonina e in 2h 29min la maratona. Poi, per via delle ginocchia, ha dovuto smettere, però cammina moltissimo; non concepisce questo tipo di gare che faccio io.
Un lungo elenco di successi tra cui è doverso ricordare la vittoria alla 100 km della Torino-Saint Vincent nel 1997, il titolo di campionessa sui 100 km in pista a Sanremo (08/04/2002), maratone e importanti piazzamenti; record italiano W55 sui 2000 siepi, Guinness World Record di maratona corsa palleggiando con un pallone da basket e in attesa della convalida di un altro record mondiale di maratona (Rimini) corsa nel 2016 palleggiando con due palloni da basket. Questi numeri – e non sono tutti – uniti ai tanti piazzamenti importanti in qualità di atleta della nazionale italiana, rappresentano un magnifico curriculum – è il caso di dirlo – chilometrico.
Ringrazio Marinella Satta per il tempo dedicato a queste domande.
Se fossi un pallone da basket sarei contento di accompagnarla nelle sue maratone. Certo, una bella fatica per una sfera pensata per distanze di gran lunga più contenute e abituata a volare di mano in mano sino al canestro!
Ironia a parte, una grande atleta che nel raccontarsi ci ha mostrato che talvolta gli incontri casuali con uno sport aprono la strada – e che strada quella costruita da lei! – a grandi soddisfazioni personali, vittorie e record.
Con naturalezza affronta ogni appuntamento e progetta nuove sfide. Un’atleta eternamente giovane proprio perchè vive il presente e guarda all’immediato futuro.
Spero che le sue parole e le sue gesta stimolino chi sceglie il divano al posto delle scarpe da running.
Il nostro viaggio, tra record fissati nella memoria e altri edificati di fresco, si conclude qui.
Buone corse
Commenti
Posta un commento